Luca Capuano

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L’inarchiviabile

L’Inarchiviabile

 

Camilla Casadei Maldini e di Luca Capuano riflettono sulle emersioni delle tracce coloniali all’interno di contesti e oggetti che la storia, e la pratica del quotidiano, hanno reso innocenti. Le opere presenti in mostra, realizzate in site specific per il progetto, propongono di guardare con insistenza e penetrazione verso quei luoghi, quelle cose, sterilizzati dalla storia, dalla museografia, dalla letteratura fino a far dimenticare la loro origine coloniale e la loro permanenza neo-coloniale.

L’arazzo, Voyage data recorder, realizzato al telaio da Sabrina Pandin, mostra il disegno astratto di una curva su cui si incagliano linee rette e pungenti. Il disegno racconta di tutti i confini non porosi, di tutte le frontiere non violabili, di tutti i muri disegnati per creare un dentro e un fuori. Non è la cronaca di un evento specifico, ma il disegno di una condizione, che riprodotta con un processo lento e paziente, a mano, contrappone al gesto perentorio, gerarchico e meccanico che blocca, un gesto umano, lento e costante che tesse e trama. Un gesto violento versus un gesto di cura.

Il video Rumba mostra l’“invasione pacifica” di una piccola telecamera all’interno del MUCIV, Museo delle Civiltà di Roma. In due frame video possiamo vedere la ripresa in soggettiva della telecamera, posta su una aspirapolvere-robot casalinga, che ogni volta che incontra un ostacolo si blocca e cambia repentinamente direzione; negli altri due video una telecamera di sorveglianza riprende la stessa telecamerina al lavoro. Lo sguardo dei visitatori e delle visitatrici si incaglia sulle vetrine che contengono una storia messa in scena da un solo punto di vista, quello museografico occidentale. Come la See Watch sbatteva insistentemente contro la frontiera invisibile della Fortezza Europa, la visione nel museo etnografico e antropologico resta bloccata, congelata nelle storie, nelle tassonomie e nelle narrazioni univoche dei musei coloniali, mentre la piccola aspirapolvere continua a “ripulire” quel luogo che conserva un passato opaco, “sporco”.

La serie di fotografie, Cercami tra le tue cose, riproduce oggetti conservati nel deposito dell’Ex Museo Coloniale di Roma, ospitato al MUCIV. Gli oggetti a tratti fuori fuoco, vivono in un cono d’ombra dove sono stati tenuti perché non potessero testimoniare delle atrocità da cui sono nati. Un catalogo intimo, violentemente semplice, che costringe ad avvicinarsi, a prestare attenzione, a provare a leggere quelle tracce scure, volutamente dimenticate. Una scarpa da donna di pelle di un qualche animale “esotico”, un piccolo busto romano, il retro di un calco di testa umana: oggetti dimenticati, che la loro apparente innocenza seppellisce nel silenzio, celando la loro storia coloniale.

‘L’INARCHIVIABILE-radici coloniali, strade decoloniali’

KunstRaum Goethe, Roma
un progetto del Goethe-Institut Rom a cura di Viviana Gravano e Giulia Grechi
Luca Capuano e Camilla Casadei Maldini, Leone Contini, Binta Diaw, Délio Jasse, Emeka Ogboh
Mostra nell’ambito del progetto “Transcultural Attentiveness”

 

'Voyage data recorder', arazzo tessuto a mano su telaio, 130x140 cm, 2021
'Voyage data recorder', arazzo tessuto a mano su telaio, 130x140 cm, 2021
'Voyage data recorder', tessuto ricamato a a mano, 140x160 cm
'Voyage data recorder', tessuto ricamato a a mano, 140x160 cm
'Cercami tra le tue cose', 10 stampe fotografiche 24x30 cm
'Cercami tra le tue cose', 10 stampe fotografiche 24x30 cm
'Cercami tra le tue cose', 10 stampe fotografiche 24x30 cm
'Cercami tra le tue cose', 10 stampe fotografiche 24x30 cm
'Rumba', video, 45'
'Rumba', video, 45'
Mostra 'L'Inarchiviabile', Goethe Institute , Roma
Mostra 'L'Inarchiviabile', Goethe Institute , Roma